Incipit

La signora Cooper sapeva che stavano arrivando. Tutte le sere, dopo aver spogliato e messo a letto il compagno ubriaco, si sedeva in cucina con una bottiglia di vino rosso da quattro soldi. Raccoglieva i suoi lunghi capelli neri in una coda, si toglieva le scarpe per far riposare i piedi stanchi e doloranti e riempiva il bicchiere fino all’orlo. Era una bella donna la signora Cooper. Nonostante i suoi quasi cinquant’anni, aveva l’aspetto di una ventenne. Era una donna minuta, ma molto bella. Nonostante si trascurasse ormai da anni. Lavorava tutto il giorno facendo massaggi e cerette a facoltose mogli che avevano scelto il matrimonio giusto. Quel tipo di matrimonio intrapreso con la testa e non con il cuore, scegliendo soldi e benessere, all’amore. Tutte le sere, stanca e sudata, si sedeva sulla sedia in legno della piccola cucina, di fronte a quel lavello pieno di piatti sporchi da lavare e si scolava una bottiglia scadente di vino rosso. Tutte le sere beveva tanto da perdere i sensi. La vita era stata ingiusta con lei. La perdita prematura del marito a causa di una malattia cardiaca l’aveva fatta cadere in uno stato di forte depressione. Dopo qualche anno aveva conosciuto Michael, un omone tatuato e palestrato che l’amava alla follia. L’aveva aiutata a superare la crisi nera che stava attraversando, fino a quando, le aveva chiesto di vivere insieme. La signora Cooper si sentiva al settimo cielo. Finalmente aveva ripreso in mano la propria vita. Qualche mese dopo, sprofondò di nuovo nel baratro. Purtroppo quell’omone si scoprì essere un violento alcolista fannullone, che tutte le sere si ubriacava diventando aggressivo e manesco. Ma lei lo amava. Lo amava così tanto da non riuscire a fare a meno di lui.
Il 10 novembre del 1982, mentre aspettava sua sorella e il nipotino paffutello per il consueto pranzo domenicale, squillò il telefono. La notizia fu scioccante. Sua sorella non sarebbe andata a pranzo quel giorno. Sua sorella non sarebbe più andata a trovarla per il consueto pranzo domenicale. Per uno stupido incidente, l’amata sorella Suzanne perse la vita, lasciando alla signora Cooper l’arduo compito di crescere e vegliare sul marmocchio rimasto orfano, miracolosamente sopravvissuto allo schianto.
La signora Cooper conosceva la vera natura del nipotino. Conosceva la verità. E sapeva che prima o poi sarebbero venuti a prenderlo. Aveva notato da qualche settimana un leggero cambiamento nei suoi occhi e sapeva che il momento stava per giungere.
Era il 29 dicembre del 1997. Fuori nevicava, faceva freddo. L’intera città era ricoperta da soffice neve bianca. Mancavano solo sei giorni al compleanno di Jordan. Il 4 gennaio 1998 l’amato nipote avrebbe festeggiato il suo sedicesimo compleanno. Sapeva che non c’era nulla da fare, era solo questione di tempo. Alle tre del mattino la signora Cooper si accasciò sul tavolo in legno della sua buia cucina. Stanca e ubriaca. Chiuse gli occhi e si addormentò.

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